martedì 11 giugno 2019

il teatro romano di verona

TEATRO ROMANO DI VERONA:
OGGI ARENA DI VERONA
Il Teatro romano di Verona è un teatro all'aperto costruito nel I secolo a.C presso il colle San Pietro, sulla riva sinistra dell'Adige dentro il perimetro delle mura romane di Verona. La struttura oltre ad essere uno dei monumenti archeologici più rilevanti di Verona (è parte infatti del Museo archeologico cittadino) viene tuttora adoperata come spazio teatrale durante i mesi estivi, ospitando l'Estate teatrale veronese sin dal 1948.È uno dei più grandi teatri antichi dell'Italia settentrionale.
Il teatro romano di Verona sorge nella parte settentrionale della città, ai piedi di colle San Pietro. Fu costruito alla fine del I secolo a.C., periodo in cui Verona ha visto la monumentalizzazione del colle San Pietro. Prima della sua costruzione tra il ponte Pietra ed il ponte Postumio vennero costruiti dei muraglioni sull'Adige, paralleli al teatro stesso, per difenderlo da eventuali piene del fiume.
Rimangono visibili solo i resti dell'opera, perché nel corso del tempo ha subito, oltre ad eventi naturali, anche la sepoltura al di sotto di edifici fatiscenti. Lo "scopritore in epoca moderna" del teatro fu Andrea Monga (1794-1861), ricco commerciante, che dopo aver acquistato intorno al 1830 tutta l'area condusse estesi interventi di demolizione e scavi.[3] Solo nel 1904 tutta la zona venne acquistata dal comune di Verona, che proseguì i lavori.


Stendardo di Ur

Lo stendardo di Ur (cm 20×47) è un reperto archeologico sumero, ritrovato in una tomba della necropoli reale di Ur, risalente al 2500 a.C. circa, oggi conservato al British Museum di Londra. È un mosaico che racconta di un'antichissima civiltà nata in Mesopotamia, circa 6000 anni fa. Si tratta di un pannello ligneo rettangolare bifronte - probabilmente usato come oggetto di devozione che poteva essere portato in processione collocato all'estremo di un bastone di legno, oppure come oggetto votivo collocato in un tempio - in cui, su uno strato di catrame, sono incastonati lapislazzuli, conchiglie, pietre di calcare rosso e madreperle bianche. Per i temi descritti, i due pannelli che lo compongono sono detti "della pace" e "della guerra". Lo stendardo fu scoperto durante gli scavi in Iraq del 1927-1928 nella necropoli reale di Ur; si trovava in un angolo della tomba PG 779, una delle maggiori della necropoli, associata ad Ur-Pabilsag, un re morto verso il 2550 a.C.
Woolley, un archeologo, pensò che l'oggetto fosse infilato su un palo e fosse portato in processione come uno stendardo, da qui il nome con cui è conosciuto, ma oggi questa teoria non è più accettata. Altri studiosi pensano che fosse la cassa di risonanza di uno strumento musicale, ma in ogni caso la sua funzione non è ancora chiara. Si tratta di un pannello ligneo ricoperto di bitume e intarsiato su entrambe le facce con inserti in lapislazzuli, pietra calcarea bluastra e conchiglie marine provenienti dalle coste indiane. Realizzata con la tecnica del mosaico con uno sfondo blu e quindi costituito da lapislazzuli, le figure geometriche di contorno sono create con la madreperla, mentre tutte le altre figure sono realizzate in calcare rosso. Su entrambe le facce la figurazione si sviluppa su tre registri (livelli), separati da fasce ornamentali. Il re è riconoscibile per le maggiori dimensioni con cui è raffigurato. La successione regolare delle figure non esclude un'idea di movimento.Si tratta di un pannello ligneo ricoperto di bitume e intarsiato su entrambe le facce con inserti in lapislazzuli, pietra calcarea bluastra e conchiglie marine provenienti dalle coste indiane. Realizzata con la tecnica del mosaico con uno sfondo blu e quindi costituito da lapislazzuli, le figure geometriche di contorno sono create con la madreperla, mentre tutte le altre figure sono realizzate in calcare rosso. Su entrambe le facce la figurazione si sviluppa su tre registri (livelli), separati da fasce ornamentali. Il re è riconoscibile per le maggiori dimensioni con cui è raffigurato. La successione regolare delle figure non esclude un'idea di movimento. 
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Il Colosseo


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Il Colosseo, originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium ( in italianoAnfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, è il più grande anfiteatro del mondo[1], situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 75.000 unità, è il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a noi[2], conosciuto in tutto il mondo come simbolo della città di Roma e uno dei simboli d'ItaliaAnticamente era usato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è destituita di fondamento[5]. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Oggi è un simbolo della città di Roma e una delle sue maggiori attrazioni turistiche sotto forma di monumento archeologico regolarmente visitabile. Dopo l'abbandono fu adibito nel VI secolo ad area di sepoltura e poco dopo utilizzato come castello. Tra il VI e il VII secolo fu fondata all'interno del Colosseo una cappella oggi nota come chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo[22]. Sotto papa Leone IV fu gravemente danneggiato da un terremoto (847 circa)[9]. Il grande terremoto del 1349 provocò il collasso dell'esterno lato sud, costruito su un terreno alluvionale instabile. A lungo utilizzato come fonte di materiale edilizio, nel XIII secolo fu occupato da un palazzo dei Frangipane, successivamente demolito, ma il Colosseo continuò ad essere occupato da altre abitazioni. I blocchi di travertino furono sistematicamente asportati nel XV e XVI secolo per nuove costruzioni, e blocchi caduti a terra furono ancora utilizzati nel 1634 per la costruzione di Palazzo Barberini e nel 1703, dopo un altro terremoto, per il porto di Ripetta.  https://www.youtube.com/watch?v=OelpmCIKNxA un video per scoprire di più

le piramidi

LE PIRAMIDI EGIZIE
Le piramidi egizie sono costruzioni architettoniche in forma di solido geometrico costituito da un poliedro individuato da una faccia poligonale detta base, normalmente di forma quadrata, e da un vertice, che non giace sul piano della base indicato come apice, o vertice, della piramide. Si ritiene, benché in nessuna di quelle note siano state trovate tracce comprovanti tale utilizzo, si trattasse di costruzioni facenti parte di un più ampio complesso funerario per sovrani dell'antico Egitto. Per giungere all'elemento fisico-architettonico della piramide egizia, non si può prescindere dall'elemento immateriale che ne è, molto verosimilmente, alla base: una vera contesa di ordine teologico-religioso. Ad una tale opera di amalgama non poté sottrarsi l'ambito religioso in cui si cercò di contemperare le esigenze di unificazione con quelle teologiche proprie dei due regni e delle molteplici divinità esistenti per addivenire, peraltro, ad un pantheon riconosciuto e accettato.
Le origini dell'opera architettonica vanno perciò ricercate anche in ambito religioso e nell'operazione dottrinaria che, nella fase unificatoria del Paese, tese ad inglobare miti arcaici e leggende, senza tuttavia far venir meno le relative indipendenze religiose dei regni coinvolti, concentrando l'attenzione su pochi centri di culto sotto l'egida di grandi divinità che già potevano contare su un clero preparato e su scuole teologiche consolidate.


Acropoli di Atene

'acropoli di Atene si può considerare la più rappresentativa delle acropoli greche. È una rocca, spianata nella parte superiore, che si eleva di 156 metri sul livello del mare sopra la città di Atene.[1] Il pianoro è largo 140 m e lungo quasi 280 m. È anche conosciuta come Cecropia in onore del leggendario uomo-serpente Cecrope, il primo re ateniese.
L'Acropoli è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1987. resti sono risalenti all'epoca arcaica, ma sono state trovate tracce risalenti addirittura al Neolitico e al Paleolitico; si attesta che delle costruzioni imponenti si elevavano sull'acropoli alla fine del VII secolo a.C., epoca in cui le mura risalenti all'età micenea persero la loro importanza difensiva. Nella prima metà del VI secolo a.C., dopo l'espulsione dei Pisistratidi, l'acropoli cessò di essere una fortezza.
Le antiche fortificazioni, le costruzioni, gli edifici templari e le statue furono distrutti durante l'occupazione persiana del 480 a.C. I primi sforzi ricostruttivi degli ateniesi si concentrarono sulle opere di maggiore utilità. Le mura e i bastioni furono ricostruiti sotto il governo di Temistocle e di Cimone, mentre durante l'epoca di Pericle, per celebrare la vittoria sui Persiani e il primato politico, economico e culturale di Atene, fu realizzata la ricostruzione dell'acropoli, con la costruzione del Partenone (all'interno del quale fu eretta una statua colossale di Atena Parthenos, realizzata da Fidia e oggi perduta), dei Propilei e in seguito dell'Eretteo e del Tempio di Atena Nike.
Nel tardo impero romano il Partenone fu trasformato in chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nel Medioevo l'acropoli fu trasformata in fortezza militare prima dai Franchi e poi dai Turchi. Nel 1687 i veneziani bombardarono l'acropoli, causando ingenti danni al Partenone, che, poiché conteneva dei depositi di polvere da sparo, saltò in aria. 
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Il tempio greco

L'edificio vero e proprio era per i Greci la casa del dio (oikos), collocata nella cella (naos). Questa ospitava la statua della divinità, e il sacerdote era l'unico ad averne accesso, mentre il culto si svolgeva su un altare situato davanti al tempio ed all'interno del recinto sacro (temenos) in cui erano situati il tempio ed altri edifici ad esso connessi. Il luogo sacro (santuario) poteva ad esempio ospitare una serie di costruzioni di uso pratico, come i "tesori" (thesàuroi), che ospitavano i doni votivi – preziosi o anche di terracotta – offerti dalle città o da semplici cittadini, sale per banchetti (hestiatòria) e portici (stoai). L'ingresso all'area sacra poteva essere protetto da propilei.
Il tempio greco è sempre orientato est-ovest, con l'ingresso aperto verso est. In questa peculiarità si differenzia nettamente dai templi romani che sono invece generalmente orientati nord-sud, posti su un alto podio cui si accede mediante un'ampia scalinata da sud. econdo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno, inizialmente usati come abitazione, la cui pianta sembra essere stata caratterizzata da una terminazione curva, sostituita solo alla fine dell'VIII secolo a.C. da piante rettangolari. 
Un tempio greco molto importante è il Partenone, si riferisce all'epiteto parthenos della dea Atena, che indica il suo stato di nubile e vergine, nonché al mito della sua creazione.
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arte pompeiana

Sotto il termine pittura pompeiana si riassume tutta la pittura parietale presente nelle case di Pompei del periodo compreso tra la fine del II secolo a.C. e il 79 d.C. l primo stile pompeiano, a incrostazione, è detto stile strutturale o dell'incrostazione e si colloca nel periodo a partire dall'età sannitica (150 a.C.) fino all'80 a.C.
Questa tecnica pittorica, diffusa sia negli edifici pubblici che nelle abitazioni, imita, utilizzando in alcuni casi anche elementi in stucco a rilievo, il rivestimento delle pareti in opus quadratum e con lastre di marmo, detto crusta, da cui il nome "stile dell'incrostazione".
Le pitture in primo stile si articolano, seguendo una ripetizione fissa, in tre zone:
  • una fascia superiore decorata con cornici in stucco aggettante.
  • una fascia mediana, a sua volta tripartita, dipinta con i colori predominanti rosso e nero, ma anche viola, giallo-verdi, imitanti il marmo, il granito o l'alabastro
  • un plinto o zoccolo, di solito di colore giallo
Le pitture di questo stile contengono anche piccoli elementi architettonici, come ad esempio pilastri per la divisione verticale delle superfici.
Negli Scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella Basilica, nel tempio di Giove, nella Casa del Fauno e nella Casa di Sallustio, in quelli di Ercolano nella Casa Sannita.  l secondo stile pompeiano, detta architettura in prospettiva, o stile architettonico, si colloca nel periodo che va dall'80 a.C. alla fine del I secolo a.C.
In questo tipo di pittura elementi come cornici e fregi con tralci vegetali cominciano ad essere dipinti invece che realizzati in stucco, riproponendo così, con abile gioco illusionistico di colori e ombre, ciò che durante primo stile si realizzava in rilievo.  
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La porta dei leoni

La porta dei leoni era l'accesso principale alla città, così detta per le decorazioni sul triangolo di scarico con due leoni simmetricamente disposti ai lati di una colonna. Risale al 1300 a.C. circa, e fa parte del sistema di fortificazioni delle mura ciclopiche. Non venne mai sepolta, anzi indicava il luogo dei resti di Micene quando l'archeologo tedesco Heinrich Schliemann scavò con successo la rocca e la necropoli. La Porta è famosa per il massiccio architrave e le due stipiti sulla soglia sormontato da una grande lastra triangolare con due leonesse (ora senza testa) affiancate in piedi sulle zampe anteriori ai lati di una colonna di tipo minoico, motivo che si ritrova anche nei sigilli micenei. Anche questa decorazione è semplificata e perciò essenziale: alle parti aggettanti, illuminate, si contrappongono le rientranze del piano di fondo. L'assenza di passaggi intermedi esprime, come nelle mura, un'energia contenuta ma inesorabile. La colonna del fregio è rastremata verso il basso, secondo l'uso cretese. Sotto le zampe anteriori dei due animali e sotto la colonna si trovano due basi a sagoma concava, come quelle di alcuni altari in pietra trovati in un mègaron di Creta.
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pitture rupestri

Le pitture rupestri sono quelle pitture riportate sulle pareti di una grotta, o su muri o soffitti di pietra, risalenti alla preistoria, a partire dal Paleolitico. Sono state trovate anche incisioni rupestri.
Quando furono rinvenuti per la prima volta questi graffiti, alla metà del XIX secolo, essi vennero considerati primitivi, ma una recente rivalutazione e nuove scoperte ci hanno permesso di comprendere l'importanza dei lavori dell'Età della Pietra, che non sono solamente di alto livello artistico, ma costituiscono anche degli importanti indizi per una migliore conoscenza della cultura e delle credenze di quell'epoca.
La datazione di queste pitture rimane spesso incerta e non di rado dà luogo a polemiche, in quanto i metodi utilizzati, come quello al radio carbonio, possono essere facilmente "ingannati" da campioni contaminati da materiale più antico o più recente, e ciò avviene con molta facilità all'interno delle caverne.
I soggetti più comuni nelle pitture rupestri sono i grandi animali selvaggi, come il bisonte. Sono spesso presenti anche impronte umane. L'antropologo Leroi-Gourhan ha riconosciuto delle regolarità nelle rappresentazioni di bovini ed equini e nelle associazioni di questi rispettivamente al sesso femminile e al sesso maschile. L’applicazione del colore avveniva mediante le dite oppure tramite l’utilizzo di cannucce o  con pennelli realizzati con erbe o muschio . Tra i soggetti più dipinti troviamo impronte umane e animali selvaggi: bisonti, cavalli, orsi e cervi.  
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I tre ordini architettonici


                                                                                                     
           I TRE ORDINI ARCHITETTONICI DELL'ARTE GRECA
L'ordine architettonico è un insieme di regole che determina la forma e   la dimensione del tempio. Esistono tre ordini architettonici: l'ordine         dorico, l'ordine ionico e l'ordine gorinzio.
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 ORDINE DORICO: Questo ordine è il più antico dei tre ordini. Esso è privo di base, ha un fusto con scanalature a spigolo vivo. Sopra al fusto si trova il capitello che aveva una forma di scodella, formato da abaco ed echino. Sopra ad esso c'è l'architrave e sopra il fregio cioè la parte decorativa della colonna dove c’è inciso un bassorilievo che rappresenta un trifoglio e due mantope o viceversa. Inoltre l'ordine dorico è stato usato per la costruzione del Partenone.

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ORDINE  IONICO: Questo ordine nasce nelle città greche dell'Asia Minore per poi diffondersi in Grecia. La colonna ha una base e il fusto ha delle scanalature a spigoli smussati. Il capitello ha due volute a spirale e al centro di queste due ci sono degli ovuli. Sopra troviamo l'architrave tripartito e il fregio. Lo stile di questa colonna è molto elegante e la sua altezza va dai 7 agli 8 diametri.
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ORDINE CORINZIO: Questo ordine si dice sia nato a Corinto, da dove deriva il suo nome. È molto simile a quello ionico ma l'unica cosa che cambia è il capitello. Sopra a questo capitello ci sono scolpite delle foglie di acanto che lo decorano. Dicono che questa decorazione la creò Callimaco e che sia ispirata dalla pianta nata sulla tomba di Kritya, una fanciulla morta il giorno delle nozze  
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